Articolo pubblicato nell’ambito del Mese dell’Educazione Finanziaria 2024
La situazione attuale

In un’epoca in cui la gestione del denaro diventa sempre più complessa, l’Italia si trova ancora una volta a fare i conti con una realtà preoccupante: il livello di alfabetizzazione finanziaria nel paese rimane sotto la sufficienza. A rivelarlo sono i dati più recenti dell’Edufin Index, che dipingono un quadro non proprio rassicurante del nostro rapporto con la finanza.
Competenze finanziarie di base: un esempio concreto
Ma facciamo un passo indietro. Cosa significa realmente questa carenza di educazione finanziaria per il cittadino medio? Prendiamo un esempio concreto: molti italiani faticano a comprendere concetti base come il tasso d’interesse composto. Immaginate di dover scegliere tra due opzioni di investimento: una che offre il 5% di interesse semplice annuo e una che offre il 4,5% di interesse composto. Sorprendentemente, molti opterebbero per la prima opzione, non realizzando che nel lungo termine l’interesse composto genera rendimenti significativamente maggiori.
I numeri parlano chiaro

Il punteggio medio nazionale di 56 su 100 (dove la sufficienza è 60) si traduce in situazioni quotidiane problematiche. Ad esempio, quando si tratta di scegliere un mutuo, molti si concentrano solo sulla rata mensile, trascurando parametri fondamentali come il TAEG o la differenza tra tasso fisso e variabile. È come comprare un’auto guardando solo il colore, senza considerare consumi e costi di manutenzione.
Il gender gap finanziario
Particolarmente interessante, e per certi versi preoccupante, è la situazione che emerge analizzando specifici gruppi demografici. Le donne continuano a mostrare un gap di circa 5 punti rispetto agli uomini. Un esempio pratico? In una famiglia tipo, anche quando la donna guadagna più del partner, nel 60% dei casi si occupa esclusivamente della gestione domestica, delegando le decisioni finanziarie importanti. È come essere il chef di un ristorante ma lasciare che qualcun altro decida il menu.
L’autonomia femminile fa la differenza

Tuttavia, emerge un dettaglio illuminante: quando le donne sono single, e quindi gestiscono autonomamente le proprie finanze, raggiungono gli stessi livelli di competenza degli uomini. Prendiamo il caso di Maria, consulente finanziaria intervistata per lo studio: da single gestiva brillantemente investimenti e pianificazione pensionistica, ma una volta in coppia ha progressivamente ceduto queste responsabilità al partner, nonostante il suo background professionale.
La generazione Z e la finanza
Per quanto riguarda i giovani, la Generazione Z mostra segnali contrastanti. Il loro punteggio di 50 su 100 riflette situazioni comuni: molti giovani, pur essendo nativi digitali e utilizzando quotidianamente app di pagamento, faticano a comprendere concetti come diversificazione del rischio o pianificazione del risparmio. È come essere esperti nell’uso dello smartphone ma non sapere come proteggerne i dati.
Segnali positivi dalle nuove generazioni

Un aspetto positivo è che i giovani d’oggi iniziano prima a confrontarsi con il denaro. Un esempio incoraggiante viene dalle scuole che hanno introdotto progetti di educazione finanziaria: gli studenti imparano gestendo un budget virtuale, simulando investimenti e pianificando spese future. È come imparare a nuotare in acque sicure prima di affrontare il mare aperto.
Il divario Nord-Sud
Il divario geografico di 4 punti tra nord e sud si manifesta in scenari concreti: mentre in alcune regioni del nord sono comuni iniziative di educazione finanziaria nelle scuole e nelle aziende, al sud queste opportunità sono più rare. Immaginate due studenti con le stesse capacità: uno ha accesso a corsi di educazione finanziaria, l’altro deve affidarsi esclusivamente all’esperienza familiare.
Verso il cambiamento
Ma non tutto è perduto. Come ha evidenziato Davide Passero, CEO di Alleanza Assicurazioni, solo cittadini adeguatamente preparati possono compiere scelte consapevoli. Un esempio virtuoso viene da alcune aziende che hanno iniziato a offrire corsi di pianificazione finanziaria ai dipendenti: i partecipanti riportano migliori decisioni su risparmio, investimenti e previdenza.
Conclusioni e prospettive future

La sfida, dunque, è chiara: occorre un impegno concreto per colmare questi gap. Come? Attraverso iniziative pratiche: workshop nelle scuole, simulazioni di gestione finanziaria, consulenza personalizzata. È come imparare una nuova lingua: servono teoria, pratica e immersione quotidiana. Il mese dell’educazione finanziaria rappresenta non solo un momento di riflessione, ma un’opportunità per iniziare questo percorso di apprendimento, trasformando i numeri in strumenti di crescita personale e benessere familiare.
Questi dati sono presi da Wall street Italia